Altro che santa: il
fenomeno mediatico di
madre Teresa
Secondo uno
studio canadese di
prossima
pubblicazione, la
beata dei morenti
non sarebbe che una
montatura. Analisi
di un mito costruito
ad hoc dal Vaticano
Uno studio condotto da
ricercatori canadesi ha
definito madre Teresa di
Calcutta «tutto fuorché una
santa», il prodotto di una
campagna mediatica ben
orchestrata, una donna
generosa nelle preghiere ma
molto meno benevola quando
si trattava di impiegare per
scopi umanitari i milioni
delle sue fondazioni. La
controversa ricerca, che
sarà pubblicata questo mese
nella rivista Religieuses,
evidenzia come madre Teresa,
conosciuta nel mondo in
veste di apostolo dei
morenti e degli oppressi, in
realtà affermasse la
bellezza della sofferenza
dei poveri. Secondo lo
studio, il Vaticano ha fatto
finta di non vedere il
discutibile lato umano della
religiosa, che si prendeva
cura dei malati glorificando
le loro sofferenze anziché
alleviarle. Il Vaticano ha
condotto il processo di
beatificazione «per
rivitalizzare la Chiesa e
ispirare i fedeli, in
particolare in un periodo
storico nel quale le
parrocchie sono vuote e
l'autorità del cattolicesimo
è in declino».
Serge Larivee e Genevieve
Chenard, ricercatori del
dipartimento di
psicoeducazione
dell'università di Montreal,
e Carole Senechal della
facoltà di scienze
dell'educazione
dell'università di Ottawa,
hanno analizzato vari
scritti editi concernenti la
figura di madre Teresa di
Calcutta e sono giunti alla
conclusione che la sua
immagine di santa «è stata
costruita a tavolino, e la
sua beatificazione è stata
orchestrata con l'aiuto di
una efficace campagna
mediatica». Secondo Larivee,
i fatti screditano il mito
di madre Teresa. Il
Vaticano, a suo avviso,
prima di decidere la
santificazione di Teresa non
ha considerato «la sua
discutibile maniera di
prendersi cura dei malati, i
suoi contatti politici poco
limpidi, la gestione delle
enormi somme di denaro che
riceveva, e la sua dogmatica
visione in materia di
aborto, contraccezione e
divorzio».
Al momento della sua morte,
a madre Teresa facevano capo
517 missioni o «case per i
morenti», come descritte dai
medici che ne hanno visitate
alcune a Calcutta. Le
missionarie di madre Teresa
davano il benvenuto a poveri
e malati in oltre 100 Paesi.
Due terzi delle persone che
si recavano presso queste
strutture lo facevano con la
speranza di trovare un
medico che li aiutasse,
mentre i restanti vi
morivano senza ricevere le
cure del caso.
Secondo lo studio, le
strutture di madre Teresa
hanno sempre conosciuto una
significativa carenza
d'igiene, di vere cure, di
cibo e di antidolorifici. Il
problema non è la mancanza
di denaro: l'ordine delle
Missionarie della carità ha
racimolato negli anni
centinaia di migliaia di
dollari. I ricercatori
affermano che quando venne
il turno di ricevere cure
mediche anche per madre
Teresa, «le ricevette in un
moderno ospedale americano».
Nello studio si indaga anche
il meeting di Londra del
1968 nel quale il
giornalista della Bbc
Malcolm Muggeridge,
fortemente contrario
all'aborto, condivise i
valori conservatori e
cattolici di madre Teresa.
Secondo i ricercatori,
Muggeridge decise allora di
promuovere la figura di
madre Teresa. Nel 1969 girò
un film elogiativo
sull'operato delle
missionarie, attribuendo
alla beata albanese il
«primo miracolo fotografico»
che invece era dovuto alla
nuova tecnologia delle
pellicole commercializzate
allora dalla Kodak.
Dopo la morte di Teresa, il
Vaticano decise di non tener
conto dell'usuale
quinquennio di attesa prima
di aprire il processo di
beatificazione. Secondo lo
studio canadese, uno dei
miracoli attribuiti a madre
Teresa è stato la guarigione
di Monica Besra, che
soffriva di intenso dolore
addominale, dopo che un
medaglione benedetto era
stato piazzato sul suo
ventre. Secondo Larivee, «i
medici la pensavano in un
altro modo: le cisti
ovariche e la tubercolosi di
cui soffriva furono guarite
dai farmaci che le avevano
prescritto. Il Vaticano,
tuttavia, concluse che si
trattò di un miracolo. La
popolarità di madre Teresa
era tale che la gente stessa
l'aveva già dichiarata
santa». Larivee sottolinea
anche un aspetto positivo
che il mito di madre Teresa
può aver generato: «Se la
straordinaria immagine che
la collettività si è
costruita di madre Teresa
avesse inaugurato anche una
sola iniziativa umanitaria
autenticamente diretta ai
poveri, non avremmo che da
rallegrarcene».
Kounteya Sinha
Articolo originale su The
Times of India, traduzione
di Belinda Malaspina
(19/2/2014)
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