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Max Manfredi: “l’attualità è già vecchia”

La descrizione che troviamo sul sito internet ben descrive il suo modo di essere e di fare musica. “Trasversale, imprendibile sotto un’etichetta, vagabondo dalla musica al teatro, dalla letteratura alla didattica, è un artigiano di musica e parole, ma anche uno dei pochissimi artisti della canzone che vale la pena di conoscere e amare oggi”.

Max Manfredi, classe 1956, proviene dalla scuola dei cantautori genovesi e rimane indelebile nella sua mente la frase che Fabrizio De Andrè pronunciò in una intervista del 1997: “Manfredi è il più grande di tutti”. Non a caso Faber, nel 1994, duettò proprio con Manfredi nel brano “Fiera della Maddalena”, inserito nell'ormai introvabile “Max”.

Ha composto le sue prime canzoni all'età di 13 anni e ad oggi ha inciso 6 album, 5 in studio e nel 2009 l'album “Luna persa” ha vinto il Premio Tenco come miglior disco dell'anno. Non solo musica, ma anche attore e regista teatrale nel periodo universitario, scrittore e interprete in reading di poesie sue e soprattutto dei suoi autori preferiti, da Dante a Gozzano, da Pascoli a Petrarca. Nel settembre 2014 è uscito “Dremong”, brani nuovi e altri antichi, con una veste volutamente vintage. “Dremong”, l’orso tibetano totem dell’album, è un inquieto ed inquietante essere dal carattere – tradizionalmente – malvagio e che tende spesso ad alzarsi sulle zampe in posizione eretta, simile agli Umani, tanto da aver dato origine secondo alcuni alla leggenda dello Yeti, l’Abominevole Uomo delle Nevi. Un album dove l’inquietudine è musa ispiratrice per quattordici canzoni senza tempo.

Cosa si sentirebbe di consigliare ad un giovane cantautore che si faccia oggi sulla scena musicale italiana?

Gli consiglierei di smettere, ma se proprio non ci riesce gli consiglierei di continuare (…) . Se devo però essere realistico direi che dovrebbe fare tante pubbliche relazioni, farsi conoscere di persona e fare tutta la trafila che normalmente fa chi vuole intraprendere questo mestiere, senza l'appoggio di grosse produzioni, che solitamente non si occupano di canzoni d'autore. Deve barcamenarsi e non barcamenarselo. Non fidarsi mai di quello che fa e cercare di fare sempre meglio, ma questo per lui e non per pubblico.

Nel brano “Il regno delle fate” c'è una frase che mi ha colpito: “E sono un re ma sono un re che è stato già ghigliottinato dalla noia”. Un uomo così amante dell'arte e della cultura, a volte si sente un po' fuori dal tempo oggi?

Fuori dal tempo nel senso trans-generazionale, anzi, a-generazionale. La sensazione di far parte anagraficamente di un tempo ed una storia, ma nello stesso tempo essere in un altro tipo di dimensioni dove le generazione possono incontrarsi, dove antico e futuro si incontrano. Non mi sento fuori dal tempo come se esistesse un tempo ed una storia dove riconoscersi. E non esiste l'attualità, l'attualità è già vecchia. Quello che mi interessa è quando le canzoni e le cose che si fanno, in questo senso sono fuori dal tempo. Mentre in questi giorni si festeggiava Francesco Guccini, un grande della canzone degli anni scorsi, a me succedeva di ricevere una mail da parte di una mamma di un bambino di 3 anni che le faceva scrivere che i miei pezzi che a lui piacciono di più sono 'Luna persa' e 'L'ora del dilettante'. Allora penso che questa è una generazione di mutanti, che potrebbe distruggere la terra o magari renderla migliore. Questo per dire che non si fa parte di un tempo, ma ci sbilanciamo in tutte le età.

Il tuo lavoro al quale sei più affezionato?

No, direi tutti nello stesso modo, anche se non tutti sono venuti bene allo stesso modo. Non sempre magari mi piace come sono state arrangiate perchè quello sì che va soggetto all'usura del tempo, come i suoni. Se negli anni '80 si usavano dei suoni di tastiera, adesso quei sono suoni datati e databili; nell'ultimo disco ho proprio scelto di utilizzare dei suoni di tastiera databili anni 70.

Cosa e come è cambiato Max Manfredi nel corso degli anni, dalla pubblicazione del suo primo album nel 1990 ad oggi?

Mi è venuta la barba bianca, ma per il resto non so come sono cambiato. Forse andrebbe chiesto ad uno psicoterapeuta, che comunque non frequento. Sono diventato meno imbranato nel viaggiare, soprattutto facendo più di 9 anni di concerti di musica antica a Milano, con un gruppo che si chiama 'Accademia Viscontea'. Ho dovuto fare il pendolare e da li mi sono venute fuori anche delle canzoni nonostante l'esperienza del pendolare non fosse il massimo.

Esiste qualche scelta che non rifaresti dal punto di vista artistico?

Forse un disco dal vivo come quello che ho fatto, adesso non lo rifarei. Ce lo siamo un po' inventati, ma non è stato il risultato di un lungo tour, ma un concerto fatto appositamente per fare il disco. E poi certe scelte sui suoni o arrangiamenti, perchè i primi dischi sono stati meno progettati e quindi meno precisi, con tutto il bene e il male che viene fuori da questo modo un po' improvvisato. Nell'ultimo disco invece, ad esempio, ci sono parti di archi scritte appositamente dal chitarrista Fabrizio Ugas, a cui ho affidato la produzione artistica, mantenendone la regia.

Ha senso oggi pubblicare un disco col rischio che rimanga solamente un feticcio e quali potrebbero essere le soluzioni?

Penso che non ci siano altre possibilità, ma nemmeno il disco è una possibilità. Può essere un biglietto da visita o come dici te un feticcio, perchè chi segue un concerto ha voglia di portarsi qualcosa a casa. Il mondo delle vendite online da un punto di vista economico non è probante, si guadagna poco (…) . Al concerto è un guadagno netto e allora si può mettere in tasca qualcosa integrandola con la paga del concerto, che solitamente non è molto alta soprattutto nei locali.

Ci sono artisti che senti vicini a te, con i quali avresti voluto collaborare o con i quali ti piacerebbe collaborare? E di conseguenza, che cosa ascolta Max Manfredi quando ha voglia di buona musica?

Ascolto quello che si può ascoltare su youtube o magari su facebook, perchè tavolta mi viene curiosità di sentire quello che qualcuno posta. Molti mi mandano o mi danno i loro cd, quindi quando ascolto qualcosa lo faccio per ascoltare la musica che mi propone qualche conoscente o non conosciuto. Soprattutto in auto, quando andiamo a fare i concerti e sono con l'amico pianista Marco Spiccio, ci facciamo questo 'dovere' di ascoltare i dischi che mi vengono mandati; come fossi un produttore, che non sono. Altrimenti mi piace la bella musica, come la classica o tradizionale, la cosiddetta "folk", dalla Grecia al Portogallo, oppure anche rock più o meno antico. Insomma cerco di assaggiare un po' tutto. Non mi lego mai ad un tipo di musica o ad un personaggio, perchè dopo un po' mi stufo.

A parte la poesia, quali sono altre forme di arte apprezzate dal Manfredi uomo; ad esempio i tuoi artisti preferiti nel mondo dell'arte o del cinema?

Apprezzo vari tipi di arte, ma ad esempio per la pittura non sono assolutamente un esperto. Cosi come per la musica 'colta' contemporanea, non mi sento un intenditore. Non ho abbastazioni nozioni per puntellare le mie impressioni, come in altri casi. Mi può piacere un quadro ad esempio o una foto, ma sono impressioni del tutto personali. Per quanto riguarda la lettura sono più scafato giudice, però non non leggo quasi nulla di poesia contemporanea (…). Per il cinema ho gusti tradizionali, mi piace vedere o rivedere i film degli anni 50/60, come quelli di Alfred Hitchcock o Billy Wilder, naturalmente anche qualche film che esce adesso ma, ad esempio, non mi diverte affatto la cinematografia italiana attuale. Vedo il cinema come un'arte, ma pur sempre di intrattenimento.

Come stanno andando le vendite dell'ultimo disco “Dremong” e cosa possiamo aspettarci a breve termine dall'artista Max Manfredi?

'Dremong' lo porto ai concerti, ma non ho nessuna notizia ufficiale riguardante dati di vendita. Mi confortano le vendite che faccio ai concerti spesso esaurisco le copie ( …) . Ho aumentato il numero delle serate, ma non solo grazie a 'Dremong', più che altro perché abbiamo pianificato meglio le date di questo tour che sto facendo con il cantautore Federico Sirianni. Faremo un giro a dicembre, che parte dalla Romagna e scende sull'adriatico, arrivando in Puglia ed Abruzzo. Ho anche un progetto ancora a bagnomaria con il musicista e trombettista torinese Giorgio Li Calzi, per un disco dove le musiche sono sue ed io metto parole ed interpretazione; è' più sul rock elettronico come concezione, e questa cosa mi diverte (…) . Con questa collaborazione è già uscita in anteprima, sul Fatto Quotidiano, una canzone che si chiama 'Amore di Dublino'. Ho sempre un libro di piccole poesie da pubblicare e adesso sto anche collaborando con una piccola compagnia teatrale, 'Il Teatro del Bardo' che mette in scena una piece sulla prima guerra mondiale. Mi occupo delle musiche e faccio anche un po' il 'parlante'. Suono insieme alla musicista Daniela Piras, la regia è di Simone Farina, anche autore del testo e debutteremo al Muvita di Arenzano il 6 novembre.

Articolo di Leonardo Cecconi pubblicato su reportcult.it il 27 Ottorbre 2015

 

 

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